Urban Food Policy Pact: The Commitment of Mayors for a Sustainable and Equitable Global Food System

Giuliano Pisapia | Mayor of Milan

Urban Food Policy Pact: The Commitment of Mayors for a Sustainable and Equitable Global Food System

Monsignor Sánchez Sorondo,
Colleghi Sindaci,
Autorità,
Signore e Signori

Rappresentare Milano qui, insieme a tanti Sindaci in arrivo da tutto il mondo, è per me un momento carico di emozione e di significati.

Oggi parliamo del futuro degli esseri umani e di diritti dell’uomo e, in particolare, di cosa e quanto possono fare le città per cambiare situazioni troppo spesso incivili e inaccettabili.

Se non vogliamo accontentarci del suono delle parole, dobbiamo essere onesti e ammettere che il tema che affrontiamo deve essere accompagnato da impegni realistici, fatti concreti e concetti alti. Che, evidentemente, pongono obiettivi difficili da raggiungere.

Ho fatto per molti anni l’avvocato. In realtà prima di fare l’avvocato ho fatto anche molte altre cose… dall’operaio all’impiegato all’educatore in un carcere minorile… Ho fatto politica nelle associazioni, e poi come deputato al Parlamento.

Insomma, pur avendo una certa esperienza, è solo da quando sono Sindaco che ho capito quanto sia abissale la distanza tra le belle parole e i fatti: in tutta la sua forza, con una concretezza drammatica, con l’urgenza di chi vorrebbe risolvere sempre i problemi e superare le difficoltà, ma non sempre ci riesce.

Grazie quindi a Papa Francesco e alle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali per l’invito.

E grazie soprattutto per il messaggio forte che da qui arriva al mondo intero: il ruolo centrale delle città per trovare insieme soluzioni a due grandi emergenze del nostro Pianeta, quelle che Papa Francesco ha voluto mettere al centro della sua Enciclica.

E quelle che noi, Sindaci, cerchiamo quotidianamente, di giorno e spesso anche di notte, di mettere al centro del nostro agire. Ritrovandoci alla sera a fare i conti con quello che avremmo voluto, ma non siamo riusciti a fare.

Non mi sento perciò inadeguato se proverò a raccontarvi quello che noi, a Milano, abbiamo cercato in questi anni di fare.

Non abbiamo fatto la rivoluzione.

Non abbiamo sconfitto i <nemici> dell’uomo e del mondo.

Non siamo diventati un paradiso terrestre.

Abbiamo fatto tante piccole, grandi cose che sono felice di raccontarvi.

Perché credo che il cambiamento parta davvero da quanto si è riusciti a fare e dalla valutazione dei risultati ottenuti.

Milano, che è considerata la capitale economica d’Italia, che ha molto a cuore la tutela dei diritti delle persone, è un crocevia di popoli, religioni e culture. In questi anni è anche una tappa obbligata dell’esodo epocale delle nuove migrazioni dall’Africa e dal Medio Oriente.

Sono ormai più di 70mila i profughi in transito – la maggior parte dalla Siria e dall’Eritrea; uomini, donne e bambini, intere famiglie – che nell’ultimo anno e mezzo sono sbarcate alla nostra Stazione Centrale. E a loro, nonostante non fosse facile, siamo riusciti a dare un letto e del cibo; l’assistenza sanitaria e perfino dei pupazzi per strappare un sorriso ai bambini.

Non dimenticherò lo sguardo di quelle persone.

Ma oggi qui, da sindaco, voglio dirvi che non dimenticherò la gara di solidarietà dei milanesi, al fianco delle istituzioni, per far fronte a quella che per la nostra e per altre città del mondo è diventata negli ultimi mesi l’emergenza continua di un flusso inarrestabile e destinato a durare.

Ma ci sono anche cose meno drammatiche.

Milano è una città ricca. E la ricchezza a volte fa male.

A Milano andavano tutti dappertutto con le loro grandi automobili. Noi abbiamo pensato che dovevamo provare a far cambiare abitudini. A far capire che la potenza della tua macchina non è la forza della tua persona.

Adesso Milano è la città della mobilità sostenibile: siamo i primi al mondo ad avere una flotta di auto, bici, e adesso anche moto, che sono disponibili per tutti e non sono proprietà di nessuno. Valgono per l’uso – condiviso – che se ne fa, non per quello che rappresentano.

Ma non è stata solo mobilità. Milano è diventata la capitale della sharing economy. Un modo di intendere il benessere come qualcosa che riguarda tutti, non solo se stessi.

E i rifiuti. Anche questa è una piccola cosa. Ma siamo riusciti a diventare la seconda città in Europa – dietro solo a Vienna – per la raccolta differenziata dei rifiuti.

Ma sono tanti i tasselli del nostro mosaico per lo sviluppo sostenibile della città, per andare avanti avendo lo sguardo lontano, non solo sull’immediato.

  • Siamo molto pacifisti, ma abbiamo dichiarato una guerra feroce agli sprechi. E le prime battaglie le abbiamo già vinte. Il cibo che avanza o che non viene usato nelle mense delle scuole non va più nella spazzatura; va nei piatti per la cena delle famiglie e delle mense dei poveri, le cui file si allungano sempre di più.
  • E poi: l’efficientamento energetico. Dalla fine di questo mese Milano diventerà la prima città italiana con illuminazione pubblica completamente a led. Con un risparmio ogni anno del 50% e 23mila tonnellate di Co2 non emessa.

Ma Milano, e in questo l’Expo è stata la nostra grande occasione, è in prima linea anche sul fronte della sicurezza alimentare.

Il tema della nostra Esposizione Universale, “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”, si è rivelato strategico, come dimostra la partecipazione di tanti Paesi, imprese e Istituzioni internazionali che hanno voluto partecipare. Milano è diventata così il centro di un dibattito mondiale fondamentale per un Pianeta che nel 2050 avrà 9 miliardi di abitanti contro i 7 miliardi di oggi.

Un Pianeta in cui il tasso di urbanizzazione è sempre più accelerato. Oggi oltre la metà della popolazione della Terra vive in città. Nel 2050 vivrà in grandi agglomerati urbani il 70% degli abitanti della Globo.

Le grandi metropoli del futuro hanno fin d’ora di fronte sfide: come favorire uno sviluppo sostenibile ed equo? Come garantire case decorose e servizi pubblici efficienti? Come assicurare a tutti un adeguato accesso al cibo? E anche: come diffondere un’alimentazione sana ed equilibrata perché non sia più che c’è chi non ha da mangiare e c’è chi si ammala perché ha troppo da mangiare?

Sono convinto che laddove gli Stati non riescono a raggiungere i risultati, le sinergie tra le città possono invece vincere le sfide che ci troviamo ad affrontare.

È per questo che lo scorso anno a Johannesburg in occasione del Summit C40 – la rete delle città impegnate nella lotta ai cambiamenti climatici – ho proposto ai Sindaci delle grandi metropoli del mondo di firmare il prossimo ottobre l’Urban Food Policy Pact. Il primo patto tra città in materia di politiche per l’alimentazione sostenibile. Un impegno comune per un sistema alimentare globale sostenibile ed equo.

La risposta delle città è stata eccezionale. Tantissime metropoli del Nord e del Sud del mondo – insieme a esperti, fondazioni e istituzioni internazionali – hanno lavorato con Milano per scrivere un documento che racchiude proposte e impegni concreti: da Londra a New York, da Shanghai a San Paolo, da Dakar a Melbourne, per citarne solo alcune in rappresentanza dei cinque continenti.

L’obiettivo comune è creare una rete di città che si impegnino a trasformare il loro approccio al problema dell’alimentazione attraverso lo scambio di buone pratiche, idee, suggerimenti, soluzioni.

Oltre 200 metropoli sono state invitate a firmare il Patto nel corso di un summit dei Sindaci a Milano a metà di ottobre.

Il Patto sarà poi consegnato al Segretario Generale delle Nazioni Unite, quando visiterà a Expo 2015 in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione.

È anche questo l’impegno di Milano per costruire un mondo più vivibile e più giusto.

Perché è vero che i sogni sono sogni. Ma è anche vero che quando si sogna in tanti, tutti insieme, allora questi sogni, quei piccoli passi di tanti per realizzarli, possono davvero trasformarli in realtà.

Amici Sindaci: vi aspetto a Milano per raccogliere insieme una sfida ambiziosa. Insieme la vinceremo.